Dichiarare che Ludwig Wittgenstein è il nume tutelare dei questo blog è troppo presuntuoso? Mentre ci pensavo su ho aperto Pensieri diversi, una raccolta postuma di sue annotazioni e ho trovato subito questa: “Scrivere con lo stile giusto vuole dire mettere la carrozza esattamente sui binari.” (Ludwig Wittgenstein, Pensieri diversi – ed. Adelphi)
Ludwig, grazie, hai centrato il punto anche questa volta! Gli appunti che troverai in questo blog, infatti, sono frutto di una domanda: “La scrittura filosofica può arricchire, in senso, efficacia, struttura, la scrittura per il business?”
Per tutti i filosofi da Platone in avanti, il flusso del pensiero e la struttura del discorso filosofico si sviluppano a partire da un testo scritto. Anche i filosofi, come chi scrive per il business (e qui sgancio il primo parallelismo che molti potrebbero giudicare azzardato!), cercano di portare i lettori a fare un certo percorso, alle conclusioni o anche alla domanda da cui è partito tutto. Il punto è che il lettore deve lasciarsi portare in quel discorso.
Per il filosofo francese Gilles Deleuze, lo stile di scrittura corrisponde allo stile di pensiero di un autore: lo stile è una langue dans la langue, una lingua nella lingua. Leggere un autore significa, quindi, imparare e confrontarsi di volta in volta con una nuova lingua e con tutto l’orizzonte che essa include. La trovo una cosa bellissima: leggere significa uscire dalla propria lingua per aprirsi e entrare in quella di un altro, che include un altro mondo, culturale, storico, linguistico. Quanta potenza in una così semplice azione!
Quindi, grazie a quanto ha scritto Deleuze, posso già iniziare a chiedermi: sono consapevole della lingua (intesa come stile, struttura e orizzonte culturale) che sto usando nel mio testo?
Sto usando il mio stile applicato a un cliente oppure ho consapevolmente lavorato per crearne uno aderente al suo? E questo stile è coerente con ciò che voglio comunicare? Quanto il mio stile influenza quello che sto producendo?
L’obiettivo dei miei prossimi articoli è, quindi, questo: leggendo le pagine dei filosofi da un punto di vista squisitamente stilistico, formale, vorrei allargare la mia esperienza di ascolto, per trovare nuove porte di uscita dalla mia lingua. Voglio farmi domande capaci di destrutturare il discorso e ricavarne perle preziose per ciò che devo scrivere a mia volta.
“A volte si deve estrarre un’espressione dal linguaggio, farla pulire, – e poi la si può rimettere in circolazione” (sempre lui, Ludwig!)